Attenzione: le mie piccole creature sono bambole da collezione e sono create al solo scopo di essere messe in mostra. Esse non sono giocattoli. A causa della loro natura delicata, non dovrebbero essere utilizzate per giocare.

lunedì 30 gennaio 2012

Pazzo pupazzo

Poi ci sono giorni in cui mi sento esattamente come Pazzo Pupazzo.
Confusa, stanca, incazzata e pronta per esser chiusa in un manicomio.
Pazzo ha le braccia incrociate, sembra voler dire "eccomi, vieni qua se ne hai il coraggio!"
Ma quello che non si vede è che le mani sono legate dietro la schiena e... per tutti gli Dei... sarà meglio non liberarlo!

Bambolina Amigurumi portachiavi. 


Forza e coraggio!

mercoledì 25 gennaio 2012

Dal Giappone con furore ;)

Le chiamano Kokeshi, sono una tipologia di bambole della tradizione giapponese. Solitamente sono realizzate con il legno a mano.
Le Kokeshi hanno un busto cilindrico e una grande testa sferica con i caratteri del viso appena abbozzati, gambe e braccia sono assenti.
Esistono due tipologie riguardo questo tipo di bamboline:

  1. Kokeshi tradizionali. Composte da un busto più lungo e una testa più piccina.
  2. Kokeshi creative. Si distinguono da quelle tradizionali per il busto più corto e arrotondato da una parte e per l'uso di colori e motivi più moderni.
Io, che il legno non lo so lavorare, ho fatto la mia versione di Kokeshi con la tecnica Amigurumi. Non è stato poi tanto difficile e mi sono divertita molto nel farla. Ho idea che ne lavorerò ancora tante.

Mata Aimashou!

giovedì 19 gennaio 2012

In vena di confessioni

Sono stata anoressica. In un certo senso lo sono ancora. Suppongo che una parte di me lo sarà sempre.
Questo è il punto. Il punto è che l'anoressia, prima di essere una malattia, è un pensiero... subdolo, strisciante.
Il pensiero della magrezza che si sveglia con me ogni mattina, mi accompagna durante tutta la giornata e mi da il bacio della buona notte quando me ne vado a dormire.
Da ragazzina sfogliavo le riviste di moda e i miei occhi indugiavano sulle ossute ginocchia delle modelle "stampelle" poi si spostavano sulle mie "cicciotte" gambe che quasi sembravano inghiottirle le ginocchia.
I miei strumenti di tortura? Lo specchio, nemico acerrimo, che rifletteva un'immagine che odiavo e la bilancia che, come un nefasto oracolo, mi dava il suo austero responso due volte al giorno.
Sono stata una ragazzina in carne, una come tante e come tante ho vissuto un'adolescenza "normale".
Potrei dire, a posteriori, che ho sofferto di carenza di affetto, carenza che forse ho solo immaginato. Potrei affermare, ora, che la paura di crescere è stata la molla che ha fatto scattare il meccanismo di autodistruzione che sta alla base dell'anoressia.
La verità, quella vera, è che alla base c'è il controllo.
E' impossibile controllare gli eventi della vita che scorre con le sue inesorabili vicissitudini. Impensabile e inattuabile, per me, è sempre stato controllare le emozioni. Passo dalla frustrazione rabbiosa alla felicità con la velocità di una gazzella che fugge dal leone. Ogni stato d'animo che vivo lo vivo con un'amplificazione in dolby surround e non sono mai stata capace di proteggermi dai dolori come dalle gioie sentendomi costantemente in pericolo, in balia di spaventose sensazioni che intaccavano la mia psiche... psiche troppo fragile probabilmente. E gioie e dolori, allo stesso modo, incontrollabili, inevitabili, hanno plasmato la mia vita.
Non riuscendo a gestire le mie reazioni emotive ho iniziato, pian piano, a controllare il mio corpo. Non posso dire quando, con esattezza, tutto è iniziato. Posso dire, però, che concentrarmi sulla costruzione del corpo che volevo ha spostato il problema dal mio interno al mio esterno.
Alla fine, focalizzare il punto sull'involucro anziché sul suo contenuto ha funzionato poco e male. Le emozioni che per lungo tempo ho ignorato devono aver capito che per riaffiorare alla luce dovevano passare attraverso il corpo e così hanno fatto guadagnandosi la strada verso l'uscita a colpi di malanni fino a sfociare in una vera e propria malattia fisica che è andata a sommarsi alla mia già estrema magrezza. La chiamano malattia psicosomatica, il Crohn.
E allora eccomi qui. Dopo anni di autolesionismo e anni di psicoterapia e cure mediche (ad oggi più dannose della malattia) eccomi qui. Sto cercando di sopravvivere a me stessa, sto cercando di vedermi come persona intera, fatta di corpo e anima. Eccomi qui, caparbia, forse più forte. Eccomi qui a cercare di fare passi avanti, ora un po' più capace di sorridere delle mie debolezze, provando a sopportare le sette fatiche di Ercole, ribelle, sicuramente difettosa, sto imparando ad amarmi e a "sfanculare" tutto il resto. Cresciuta, ingrassata, fisicamente provata.
Affronto tristezza, gioia, rabbia, confusione e spesso ancora cado ma trovo la forza di rialzarmi.
Suppongo che una parte di me resterà sempre fragile. Non so se sarò mai in grado di abbandonare quel pensiero ma oggi posso dire che riesco a controllarlo.
Jenny

venerdì 13 gennaio 2012

Angelo o diavolo?

Il Diavolo e L'angelo
(Andrea Bocelli)

Non spaventarti, dormi 
Sono il diavolo 
Io che nei tuoi sogni ormai 
ogni notte scivolo 
Mi ascolti ed io so già 
Che vuoi da me 
Un altro sogno 
Che non hai osato credere mai 
Un sogno che al mattino non racconterai 
Sperando solo un po’ che non si avveri mai 
Tu ti dai così 
Solo per metà 
A metà fra il sogno e la realtà. 

E’ l’alba giù dal letto 
Sono l’angelo 
Sei bella ancora un po’ assonnata 
Dimmelo 
C’è posto anche per me accanto a te 
Per tutto il giorno 
Io potrei darti l’anima tu vuoi 
Sarò per te l’amico più sincero io 
Un’oasi di lealtà e qui dal posto mio 
Mi darò così mai solo a metà 
A metà tra il sogno e la realtà 
E resto fermo qui 
tanto i sogni tuoi 
Qui ti porteranno prima o poi 


Sarò per te l’amico più sincero io 
Un’oasi di lealtà e qui dal posto mio 
Mi darò così mai solo a metà 
A metà fra il sogno e la realtà 
Non mi riconosci adesso io 
Sono sempre io 
Diavolo perché 
Voglio star di notte accanto a te 
Vuoi un angelo ma si 
E se ci credi un po’ 
D’ora in poi il tuo angelo sarò